I Greppi
La costruzione di una grandiosa residenza in Brianza, voluta agli inizi dell’Ottocento, si pone, nella storia dei Greppi, come un evento importante, da leggere tenendo conto della peculiare mentalità pragmatica e laica che contrassegnava i componenti della nobile casata, una delle più in vista della società milanese.
I Greppi consolidarono i legami con le famiglie più benestanti del tempo, anche attraverso i matrimoni (con i Taverna, i Lupi di Soragna, i Litta, i Sormani Andreani) e mantennero solidi rapporti con il Governo Austriaco, almeno fino a quando i moti risorgimentali, a partire dal 1848, coinvolsero in prima linea membri della famiglia, come Marco, militante nelle barricate, eletto nel Governo Provvisorio di Casati e simbolo di una nuova classe nobile impegnata nel difficile cammino verso l’Italia unita.
La frequentazione della villa di Monticello da parte del conte Antonio II e dei suoi familiari durante tutto l’Ottocento fu assidua e si accompagnò al completamento delle decorazioni parietali del piano nobile.
I due mesi o più di soggiorno in Brianza, che i Greppi continuarono a praticare ogni anno, valsero alla villa la profonda connotazione di casa di villeggiatura, pur mantenendo saldi gli interessi legati all’attività agricola dei coloni.
Lo stemma
Lo stemma adottato dalla famiglia Greppi, a partire dal 1774, raffigura un ippogrifo azzurro in campo giallo, sormontato da tre gigli argentati. È completato dal motto latino: “NEC VI NEC VITIO”, cioè “né con la forza né con il vizio”.
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1750
Antonio Greppi I
Nel 1750 Antonio I Greppi, capostipite della grande casata Greppi, viene nominato Gran Fermiere dello Stato di Milano con il compito di amministrare la riscossione delle imposte indirette per conto del Governo austriaco.
Inizia così l’affermazione della famiglia in ambito milanese e lombardo, che porta nel 1774 all’inserimento ufficiale della casata nella nobiltà. La sua carriera era iniziata come commerciante all’ingrosso di tessuti nei territori delle sue origini (era nato nel 1722 nella bergamasca Val Gandino, probabilmente a Cazzano Sant’Andrea), ed era riuscito ad accrescere il patrimonio di famiglia e il proprio ruolo sociale grazie alla commissione di forniture tessili per l’esercito austriaco.
Antonio commissiona due residenze milanesi, una a Cernusco sul Naviglio e l’altra in contrada Sant’Antonio a Milano commissionata a Giuseppe Piermarini, che rispecchiano il ruolo sociale assunto dai Greppi nella vita cittadina.
Tra i suoi sei figli maschi c’è Giacomo, al quale si deve l’acquisto della proprietà di Monticello Brianza nel 1811. Antonio muore il 22 luglio 1799 a Santa Vittoria (Reggio Emilia), dove si era ritirato fin dal 1787, risiedendo nel grande palazzo padronale, divenuto proprietà comunale nel 1974.“Antonio Greppi, originario di Cazzano di Valseriana, gran fermiere di Maria Teresa, in un ventennio di ritenute sulle imposte imperiali, ha accumulato una fortuna buona per cinque generazioni e per decine di eredi.”
Guido Lopez
La Brianza vista da Alessandro Greppi -
1811
Giacomo Greppi
Il Conte Giacomo Greppi, figlio di Antonio I, acquista nel 1811 la grande proprietà agricola di Villa Greppi e la trasforma in una maestosa residenza nobiliare.
Al momento dell’acquisto nel complesso sono segnalati beni immobili per un totale di 268,15 pertiche, con una Casa civile con giardini, una Casa da massaro con torchio e alcune Case rustiche. La restante parte viene descritta come fondi agricoli, zone a pascolo, prato, castagni e ronchi. Il venditore è Galeazzo Arrigoni di Milano che riceve la somma lire 98.908,88. Il Conte Giacomo amplia sia la casa nobiliare sia i fabbricati rustici. La nuova residenza, che ingloba nell’ala ovest le strutture della cinquecentesca dimora degli Arrigoni, doveva essere, nella mente del Conte Greppi, sede di una grande azienda agricola in Brianza.
Giacomo morì nel 1820, a 72 anni e senza eredi.“Di Giacomo Greppi è nota la straordinaria attività di benefattore di istituzioni milanesi, dal Seminario Maggiore alla Ca’ Granda, frutto di un atteggiamento politico moderatamente antiaustriaco.”
Andrea Spiriti
Villa Greppi a Monticello Brianza -
1812
Teresa Trotti Bentivoglio Greppi
Il 12 ottobre 1812 Teresa Trotti Bentivoglio sposa Antonio II Greppi, e dà inizio con il marito alla tradizione della villeggiatura a Villa Greppi.
I suoi diari ci lasciano oggi pagine di accurati rendiconti delle giornate in villa in Brianza, della quotidianità milanese e dei periodi di villeggiatura a Bellagio, dove la famiglia Trotti possedeva una villa nobiliare sul lago. Di grande valore storico sono gli appunti dei fatti del marzo 1848, le Cinque Giornate di Milano e della rivolta contro gli Austriaci del 1853, che videro direttamente coinvolto il figlio Marco. Una testimonianza giornaliera, straordinariamente viva e appassionata.
Nacque nel 1796 da Lorenzo Trotti Bentivoglio e dalla Contessa austriaca Antonietta Schaffgotsch, in una famiglia di stampo europeo in cui si parla correntemente tedesco, inglese, francese e italiano e nella quale si distinguono per passione e grande sensibilità figure notevoli nello scenario del Risorgimento, come Costanza, sorella minore di Teresa, moglie di Carlo Arconati e con lui esule per molti anni dalla Lombardia, a causa del loro impegno nella lotta per l’Indipendenza.24 marzo 1848
“Verso le due vado con Tognino a fare un giro sulla piazza. Non si vedono che barricate ad ogni passo, bandiere tricolore a tutte le case e coccarde addosso ad ogni persona, che vita! Che movimento per le strade.”
Dal diario di
Teresa Trotti Bentivoglio -
1819
Giuseppe Greppi III
Nato nel 1819, Giuseppe, vive appieno tutte le trasformazioni politiche e sociali del Regno Lombardo-Veneto governato dagli Austriaci prima, e dell’Italia Unita poi, occupando ruoli diplomatici e politici di alto livello in entrambe le fasi.
Prima ambasciatore austriaco a Roma, poi cancelliere di Stato a Vienna, quindi a Monaco di Baviera e a Stoccarda nella legazione del Governo d’Austria.
Anche per lui le Cinque Giornate di Milano segnano un passaggio definitivo, che lo porta a Torino, dove collabora in prima persona con Gioberti e Cavour, tenendo contatti diretti con gli esuli lombardi, tra i quali i cugini, Costanza e Giuseppe Arconati.
Il suo ruolo di grande diplomatico si mantiene anche nell’ambito del Regno di Sardegna e quindi nel Regno d’Italia, tra il 1859 e il 1864, passando, in qualità di segretario di Legazione, da Londra a Berlino, da Atene a Costantinopoli, da Stoccarda a Monaco di Baviera, da Madrid a San Pietroburgo. Nel 1888 viene nominato Senatore del Regno. Anche novantenne, continua a ricoprire ruoli di prim’ordine, rientrando a far parte della Commissione d’Esame del Disegno di Legge in merito alla sovranità dell’Italia sulla Libia nel 1912.
Nel 1894, alla morte del nipote Antonio III (figlio del fratello maggiore Marco), riceve il titolo di Conte, ereditando quindi anche la villa di Casatevecchio a Monticello Brianza. Muore nel 1921 a 102 anni.“Che cosa pensa sinceramente della guerra?”, gli domandai. “Mi pare una cosa stupida”, rispose il conte Greppi. “Chi vincerà alla fine?”. “L’Italia”. “Perché?”. “È il paese più giovane”. “Sempre vincono i paesi più giovani?”. “Per un certo tempo sì, vincono i paesi giovani”. “E dopo?”. “Invecchiano”. “E diceva di non essere saggio!”. “Caro ragazzo, questa non è saggezza. È cinismo.”
Ernest Hemingway
Addio alle armi -
1820
Antonio II
Alla morte di Giacomo I nel 1820 Villa Greppi diviene una vera e propria casa di villeggiatura.
Viene infatti ereditata dal nipote Antonio II, che la trasforma in un luogo di svago e condivisione, da vivere insieme a figli, nuore e generi, nipoti e a tutta la schiera di amici e conoscenze altolocate della nobiltà ottocentesca.
L’impronta che la sua figura di patriarca dà alla residenza di Monticello si rivela non solo nei riti della villeggiatura ripetuti regolarmente, tra l’estate e l’autunno, ma anche nella veste di arredi e decorazioni, che viene estesa agli ambienti del piano nobile dell’ala orientale e al piano terra.
Alla sua morte, nel 1878, il titolo di conte e con esso la proprietà di Villa Greppi, passa al nipote Antonio III.“Bisticci fra i cocchieri e lamenti con mio Padre. Il Giacomo gli andò a dire che un pezzo di formaggio cattivo non gli basta per collazione. Ha avuto ragione di dirlo.”
Dai diari di
Alessandro Greppi
21 settembre 1873 -
1828
Alessandro Greppi
Nel 1828 nasce Alessandro Greppi, uno dei sedici figli di Antonio II e Teresa Trotti Bentivoglio; è il più importante testimone dei riti della villeggiatura della famiglia Greppi a Monticello.
La passione per il disegno e la capacità di raccontare con inusuale ironia il proprio mondo sono strumenti efficaci con i quali un’epoca lontana ancora oggi riesce a rivivere. I viaggi, la città di Milano e le giornate di fine estate a Casatevecchio costituiscono per lui un immenso bacino di ispirazione per schizzi e dipinti e per puntigliosi e divertenti resoconti affidati alle pagine dei suoi taccuini.
Studia pittura all’Accademia di Belle Arti di Brera a Milano e fonda nel 1857 la Società delle Corse, spinto dalla grande passione per i cavalli.
Sposa Giustina Sormani Andreani Verri nel 1862 senza però avere figli.
Negli ultimi anni della sua vita viene eletto sindaco di Griante, piccolo paese sul lago di Como, dove la famiglia possiede una casa di villeggiatura.
Quando nel 1974 la villa viene adibita a sede scolastica, l’istituto viene a lui dedicato.“(Alessandro) non ha vocazione politica, non passione per le finanze, disdegna il giuoco, ama le cavalcate, le letture, passa le ore spupazzettando genti e luoghi in casa, in giardino, in viaggio, mette via e riprende i suoi albi, i suoi fogli, così che in capo ad una vita ne avrà accumulati parecchie migliaia.”
Guido Lopez
La Brianza vista da Alessandro Greppi -
1848
Marco Greppi
I moti del ’48 a Milano vedono alcuni componenti della famiglia Greppi schierati in prima linea, primo fra tutti Marco, primogenito di Teresa Trotti Bentivoglio e del Conte Antonio II Greppi.
Il 5 settembre 1847 Marco Greppi accoglie il nuovo arcivescovo di Milano Romilli e lo accompagna per le vie della città fino a piazza Fontana, dove viene festeggiato in gran pompa. Ben presto però le manifestazioni di gioia per Romilli si tramutano in agitazioni sfociando in tumulto nei giorni seguenti.
Il 1 febbraio 1848 Marco viene segnalato dalla Polizia, come riporta questo documento stilato al Commissariato: Il conte Marco Greppi, assessore municipale, non aveva mai offerto per lo passato titolo in contrarie osservazioni, anco in linea politica, allorché odiernamente diede egli prove di essere imbevuto di idee liberali e voglioso d’innovazioni.
Membro del Governo Provvisorio, rientra quindi nella lista dei cittadini da esiliare con la confisca dei beni. Di nuovo è il Conte Antonio Greppi ad intervenire in suo favore. Poco dopo Marco lascia Milano per rifugiarsi a Genova.
La sua nomina a Senatore del Regno d’Italia, avvenuta il 12 marzo 1868, non ha seguito. Muore infatti il 17 maggio dello stesso anno, prima di prestare giuramento.8 settembre 1847
“Marco aveva dovuto andare dall’Arcivescovo per pregarlo di scendere e parlare al popolo per acquietarlo come di fatti era seguito, ma poi Marco era stato per lungo tratto di strada applaudito e inseguito da una gran colonna di gente, ciò che l’aveva obbligato a ritirarsi in casa Berretta.”
Dal diario di
Teresa Trotti Bentivoglio -
1853
Emanuele Greppi
L'ultimo discendente della grande casata Greppi ad abitare la villa di Casatevecchio è Emanuele.
Nominato molto spesso nei racconti di Alessandro Greppi con il nome di Manolino, ne è uno dei nipoti. Nasce il 27 novembre 1853 e dal padre eredita il titolo di Conte oltre che la villa di Monticello B.za. Nel 1902 sposa la contessa Beatrice Barbiano di Belgiojoso d’Este.
Si laurea in giurisprudenza e ricopre numerosi incarichi nell’amministrazione civica di Milano, fino a quella di Sindaco, dal 1911 al 1913. Con questo ruolo promuove importanti innovazioni urbanistiche, come la realizzazione di Corso Italia e di Corso Matteotti nel centro di Milano, oltre che l’illuminazione elettrica delle strade della città.
Deputato del Regno d’Italia dal 1897 al 1900 e dal 1904 al 1913, viene quindi nominato Senatore nel 1913, distinguendosi come uno dei massimi esponenti del liberalismo moderato lombardo.
Il suo impegno politico e amministrativo si unisce alla passione per la storia, che lo porta a studiare e riordinare l’archivio di famiglia, oltre che a presiedere la Società Storica Lombarda dal 1916 al 1930 e il Comitato Lombardo per la Storia del Risorgimento. Scrive numerosi saggi storici, collaborando anche alla curatela per la pubblicazione del carteggio di Pietro e Alessandro Verri.“Non vedremo più Emanuele Greppi, tra i migliori uomini di questa Assemblea, relatore competente, acuto e preciso di bilanci (…) oratore ascoltato nell’efficace semplicità del suo piano e meditato ragionare, che rispecchiava tutta la schiettezza e tutta la finezza di quella serena tempra lombarda.”
Sen. Luigi Federzoni
Commemorazione di Emanuele Greppi in Senato -
1941
Beatrice Barbiano di belgioioso d'Este, Greppi
Emanuele Greppi sposa nel 1902 Beatrice Barbiano di Belgioioso D’Este, l’ultima abitante nobile della villa in Brianza.
Rimasta infatti sola dopo la morte del marito nel 1931, decide di donare il patrimonio archivistico della famiglia Greppi all’Archivio di Stato di Milano, dove ancora oggi è conservato e seguita a frequentare la casa di villeggiatura a Monticello nel periodo autunnale fino al 1941-42, quando, nel pieno del secondo conflitto mondiale, con Milano sotto l’assedio dei bombardamenti, sceglie di lasciare la città per trasferirsi a villa Greppi, ospitandovi anche alcune famiglie di sfollati.
La villa in quegli anni viene occupata prima dall’esercito tedesco e poi da quello alleato con un contingente di soldati sudafricani e continua ad essere perfettamente curata in ogni suo ambiente secondo la volontà della proprietaria.
Di lei si ricordano ancora oggi le persone che hanno vissuto in quegli anni e che per lei hanno svolto varie mansioni, dai contadini che ne lavoravano i terreni a fitto, alle figlie dell’autista che l’accompagnava nei suoi frequenti spostamenti. Raccontano di una piccola ed esile figura di donna, sempre elegante nei modi, sobria e raffinata nel vestire, molto religiosa, tanto da volere la celebrazione della messa ogni mattina, e amante dei fiori, che faceva coltivare nelle serre del giardino.
Alla sua morte, nel 1956, l’intero patrimonio passa al nipote Fabio Ponti.
Quest’ultimo, morto nel 1967, decide quindi di donare tutto alla Santa Sede.“Era alla portata di tuti e sapeva stare con i nobili e con i contadini con i quali parlava il dialetto per farsi comprendere ed essere più vicina. Semplicemente vestita. (…) Carattere mite, indole molto buona, donna pia e religiosa, caritatevole verso gli altri.”
Dai ricordi di
Maddalena Branduini
figlia dell’autista personale